A distanza di oltre tre anni dalla rivoluzione sudanese che ha portato alla destituzione del Presidente Omar al-Bashir lo scorso 11 aprile 2019, le concrete opportunità di transizione democratica e ripresa economica, ampiamente sostenute dalla comunità internazionale, appaiono oggi trascurabili; per rilevanza e progresso. Il colpo di Stato del 25 ottobre 2021 e il persistere di una gravissima crisi umanitaria, per gran parte dimenticata, esasperano i profondi problemi strutturali, di carattere economico e
legati ai conflitti interni che interessano diverse regioni del Paese. Nel corso degli ultimi dodici mesi, il Sudan ha osservato il progressivo riacutizzarsi della crisi umanitaria protratta che interessa il Paese da oltre tre decenni e subìto l’impatto della destabilizzazione generalizzata della sub-regione del Corno d’Africa. La commistione di instabilità politica e disastri naturali che interessa gran parte dell’Africa orientale si rappresenta con particolare evidenza in Sudan: l’arrivo di oltre 60.000 rifugiati etiopi in fuga dal conflitto del Tigray, la recrudescenza della conflittualità inter-etnica in Darfur e le alluvioni di eccezionale gravità degli ultimi 3 anni, hanno costretto oltre mezzo milione di persone ad abbandonare i luoghi di abituale residenza. Con oltre 1 milione di rifugiati e 3 milioni di sfollati interni, il Sudan è ad oggi il quarto paese al mondo in termini di sfollamento forzato. La drammatica sovrapposizione della crisi umanitaria protratta e dell’attuale congiuntura economica in cui l’effetto combinato
dell’altissima inflazione (359% nel 2021, secondo tasso d’inflazione più alto al mondo), della stagnazione economica e dei provvedimenti finanziari volti a ridurre il deficit di bilancio, ha ulteriormente aggravato le condizioni di vita della popolazione. La situazione umanitaria complessiva rappresentata da OCHA appare in grave peggioramento: 14,3 milioni di persone necessitano di aiuto umanitario (in crescita del 55% rispetto al 2019) e 9,8 milioni di assistenza alimentare (oltre il doppio
rispetto al 2017). In questo scenario, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo dispone di un portafoglio di programmi in corso di
oltre 100 milioni di euro, articolato in diversi settori e sostenuto dalla presenza capillare nel Paese, attraverso cinque uffici di campo e un ufficio di coordinamento nella capitale Khartoum. In ottica di ampliamento della platea di ONG con le quali AICS collabora in Sudan, e in considerazione del limitato numero di ONG italiane registrate nel Paese, la Sede di Khartoum, attraverso questo evento, ha intenzione di promuovere la registrazione di OSC in Sudan, illustrandone lo scenario operativo, le modalità di registrazione e i requisiti necessari da possedere per operare nel Paese in linea con quanto previsto dal quadro normativo nazionale.
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Intervista al Titolare di sede Michele Morana